Alcuni ricordi di scuola

Alcuni decenni fa la scuola iniziava il primo di ottobre e molti di noi, sono certo, si ricordano la commovente emozione che si provava quel giorno. Soprattutto chi iniziava per la prima volta a frequentare la scuola elementare impegnati ad affrontare il difficile atto di sfilare la mano da quella della mamma o del papà per essere accolti da un’altra persona, la maestra, una amorevole donna vestita con un grembiule scuro, diversa dalle suore dell’asilo infantile, sempre sorridente verso i nuovi bambini almeno quel giorno e i giorni seguenti. In tutte le classi c’erano maestre donne e raramente si incontrava il maestro e chi doveva iniziare la scuola per la prima volta, si abbandonava a qualche pianto, non perché colto da una nuova emozione ma per la paura di doversi staccare dalla mamma, che era più forte.
I genitori cercavano a loro volta di essere incoraggiati perciò erano accompagnati dai nonni o dai figli più grandi, creando una cornice di pubblico che con lo sguardo ci accompagnava fin dentro la scuola anzi oltre la soglia delle aule che avveniva dopo che, schierati per età si formavano le classi e in fila per due si entrava dentro questo edificio del tutto nuovo anche se vecchio, scrostato, coi pavimenti consumati dal via vai di bambini, maestre, bidelli.
La maestra ci spiegava molte cose e poi invitava a studiarle a casa per vedere il grado di apprendimento degli scolari e il giorno dopo a turno si veniva scelti e si doveva esporre quanto si era compreso; tante le poesie imparate a memoria ed anche le date degli avvenimenti di storia, tante erano le sonore osservazioni quando si sbagliavano o si confondevano tra loro o addirittura non si ricordavano per niente. Molto spesso ci aiutava nell’esporre le lezioni a parte con coloro che non gli importava nulla di studiare, conoscere, imparare. Quanti dettati e tanti pensierini: “raccontami della tua famiglia, come hai trascorso la domenica di festa, scrivi come vedi il tuo paese, le stagioni, i lavori svolti dai familiari, le interviste ai grandi di casa compresi i nonni che dovevano ricordarsi i loro anni trascorsi in gioventù, o quando hanno affrontato le brutte esperienze delle guerre mondiali.
La maestra raccontava spesso le gesta di alcuni personaggi di rilievo della storia italiana o della storia in generale, si facevano ispirare dalle date del calendario in corso e una di queste feste era legata alla vita di san Francesco, il 4 ottobre, Patrono d’Italia (si faceva vacanza e si rimaneva a casa), per onorarlo venivano proposte delle scenette dove si mettevano alla prova le doti teatrali di qualche alunno, alcuni giorni dopo si parlava dell’avventura di Cristoforo Colombo quando con le sue tre caravelle approdò in quelle terre che lui chiamò “Indie Occidentali” poi rinominate Americhe da un altro ammiraglio italiano Amerigo Vespucci. Passati pochi giorni si ricordavano i cari defunti ma prima la solennità di Tutti i Santi e subito dopo il 4 novembre la data del famoso Armistizio avvenuto a villa Giusti in una località vicino a Padova, segnava la fine di una guerra di confine tra italiani e austriaci costata alla nazione centinaia di migliaia di morti (anche in quei giorni non si faceva scuola e lezione).
Di seguito si riprendevano le lezioni scandite dalle stagioni: “Dettato ricerca per casa: quali sono i lavori che si fanno nei campi in autunno? E noi a casa a chiedere al contadino o ai nonni sempre pronti e attenti ad aiutarci: ci raccontavano quando si aravano i campi con le bestie da tiro, cavalli o buoi, cosa si doveva offrire alle mucche in questo periodo, prossimo alla stagione fredda, come si accudivano, ed anche delle mansioni da fare in cantina, il travaso del vino e qualche volta la produzione di grappa facendo distillare la macera delle vinacce, anche se era illegale, inoltre il racconto della semina del grano ed il nostro esperimento in classe con la messa a dimora, in un capiente vassoio pieno di terriccio, di alcuni semi di grano, per vedere la crescita dei fili verdi delle pianticelle poche settimane dopo.



E poi arrivava subito la incredibile avventura del soldato romano Martino che regalava metà del suo mantello al povero incontrato sulla via, tanto che innescava come sempre il desiderio di far trasparire un raggio di luce tra le nuvole e le nebbie grigie di novembre: era la tanto attesa “estate di san Martino” così ci consentiva di poter partecipare con disinvoltura alla festa patronale, frequentandola assieme ai nuovi amici e compagni di scuola, conosciuti in quei giorni. Tanti giochi abbiamo fatto e tanti momenti abbiamo vissuto insieme nel sagrato della chiesa, nel cortile della scuola o in qualche corte di uno di noi fino all’arrivo del freddo, i giorni di gelo intenso che ci facevano rimanere dentro le case a scaldarci vicino alla stufa accesa, mentre si ripetevano le poesie, o si facevano i calcoli di matematica; ma subito facevano capolino le festività natalizie, pronte a rianimarci di impegni e racconti da scrivere nel quaderno dalla copertina nera ed anche dalle nuove attività da fare per Natale e le feste vicine, ma questo sarà tutto un articolo da scrivere. A presto.
Le fotografie sono delle collezioni di Borille S., Milan G., Nequinio P., Marin G.