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Due gocce d’oro

Due gocce d’oro

L’estate qui da noi vuol dire sole, caldo, e frutti maturi sia sulla terra che sulle piante, vuol dire raccolto dopo che il seme era stato interrato in autunno adesso si miete e lo si depone nei granai, le piantine messe a dimora alcuni mesi prima adesso danno le loro specialità, le piante del frutteto dopo la fioritura primaverile cominciano a produrre frutta che matura al sole per poi essere raccolta per portata sulle tavole di molte cucine, oppure trasformata in dolci marmellate da mangiare durante i mesi invernali. In queste belle giornate di aria calda è più facile togliersi i vestiti e girare per i campi con il corpo scoperto quindi più liberi e senza eccessivi pudori quasi con naturalezza.

Un pomeriggio d’estate Giulio non aveva molta voglia di recarsi sui campi perché faceva troppo caldo, aveva sudato tanto per tutto il mattino e così deviò per raggiungere il pozzo posto nella “crosara” (incrocio di strade). Voleva rinfrescarsi un poco e poi semmai ripartire per andare nella “cesura”, “appezzamento di terreno“, dove lo aspettavano gli altri fratelli che erano intenti a girare con la forca l’erba medica appena tagliata per farla seccare bene, poi caricarla su un carretto e portata sotto al portico dove veniva sistemata nella “tesa” o fienile, oppure sul “covolo” cioè impilata attorno ad una pertica per formare un enorme fungo, alto coperto da un cappello che lo proteggeva dalle piogge e dall’umidità della stagione autunnale, un modo antico per mantenere sano il fieno così le vacche lo ruminavano più volentieri.

il pozzo della crosara

Lo stesso giorno Nina aveva deciso di fermarsi al pozzo per bere dell’acqua fresca e anche per lasciare a terra delle pentole che più tardi avrebbe usato per lavare le prugne che doveva raccogliere poco poco negli alberi posti a sostegno della vigna. Così si incontrò con Giulio seduto vicino al sicomoro che cresceva rigoglioso a lato del pozzo, si conoscevano da tempo, spesso giocavano assieme in qualche cortile, si stupì un po’ a vederlo oziare ma senza indugio lo convinse ad aiutarla nella raccolta delle prugne, entrambi scelsero una pianta dove poter salire come in uno dei loro giochi più consueti e Giulio non nascondeva a Nina la sua simpatia, gli piaceva ascoltarla anche se parlava in modo frettoloso, durante questa raccolta di prugne tra le varie parole si rese necessaria una collaborazione e cioè uno saliva e l’altro prendeva la frutta passata di mano, in questo modo si evitava di gettarla per terra che cadendo si sarebbe rovinata.

le piante da frutto sostengono la vigna

Così Nina scelse di salire sulla pianta, si tolse le ciabatte e si arrampicò, Giulio rimasto sotto doveva seguirla nelle manovre di consegna, a volte era costretta a farle cadere a terra e Giulio le raccoglieva, ogni tanto lo richiamava perché lo vedeva distratto, alla fine raccolsero una bella pentola di prugne che lei pose di fianco alla pianta e corse verso il pozzo a prenderne un’altra, salì su un’altra pianta di prugne stavolta quelle blu e iniziarono di nuovo la raccolta, ma l’albero aveva uno grosso ramo che si allungava sopra la vigna e Nina si stabilì sopra a gambe divaricate per allungarsi di più e raggiungere le prugne. In quel momento Giulio si accorse era coperta del solo vestito, lei era nuda non indossava nulla più che una tunica. Prima fece finta di niente ma i sui movimenti su quel ramo ne evidenziavano tutto il corpo e qualche folata d’aria la allargava che si potevano vedere i piccoli seni in principio esitò poi cominciò a fare qualche domanda e la risposta era per il caldo e poi perché non pensava di incontrarlo e se a volte scostava lo sguardo altrove ogni volta che gli passava le prugne era quasi costretto ad ammirarla e quasi incoraggiato si tolse la camicia, poi salì con lei sull’albero e cominciarono a sfiorarsi in un danza amorosa, rimasero a corteggiarsi a lungo poi la aiutò a scendere prendendola per i fianchi e la fece scendere a terra.

un albero di prugne gialle

Fu in quel momento che Nina gli offrì delle gocce d’oro di una pianta che conosceva che si trovava ai margini di un fosso e Giulio accettò, così corsero veloci lei ci salì sopra fino in alto e Giulio di sotto che la teneva d’occhio, prendeva i grossi frutti gialli e li buttava intimandogli di non farle cadere in una danza sui rami che la faceva sembrare una farfalla però durante la discesa fece finta di perdere l’appiglio per vedere se Giulio l’avrebbe protetta infatti la accolse tra sue braccia e la accompagnò a terra, si fissarono qualche minuto e Nina si distese per mangiare le gocce d’oro mentre lui la osservava rapito, lo rassicurò dicendo che quei frutti non erano adatti per fare la marmellata si dovevano mangiare subito e li offrì anche a lui così si distese vicino a lei. Lo assalì una strana sensazione perché qualcosa stava mutando sul suo corpo, un rigonfiamento che anche lei notò e piena di curiosità chiese di vedere ma Giulio pieno di vergogna si ritirò.

due succose gocce d’oro

Lei insistette e dopo aver trovato un angolo nascosto della siepe si spogliarono dei capi che li coprivano e ammirarono tutta la loro bellezza e giovinezza, si accarezzarono per qualche minuto e poi Nina scherzando appoggiò due gocce d’oro sopra ai suoi seni e poi li diede a Giulio che si era eccitato molto e cominciò ad ansimare e senza sorprendersi presi altri due frutti li accostò ai seni di Giulio e sorrise, lui la prese tra le braccia e la baciò più volte sulla sua bocca, un fuoco lo invase e gli provocava un immenso piacere, il suo sesso turgido era giunto al limite e videro per la prima volta una espulsione senza freni di un liquido biancastro che poi conobbe meglio quando fu istruito sulla procreazione. Lui rimase senza parole e un po’ si nascose ma Nina gli accarezzò il viso e gli sorrise poi piano piano si rivestirono e si incamminarono verso il pozzo dove lavarono per bene le prugne e poi con un secchio per uno le portarono a casa di Nina dove la mamma preoccupata la stava aspettando perché era trascorso quasi tutto il pomeriggio senza mai vederla. Intanto sul tavolo era pronta la melassa che serviva per fare la marmellata di prugne.

Nina si mise subito all’opera per tagliare le prugne a metà, toglieva il nocciolo e poi le metteva nella pentola la mamma intanto accendeva il fuoco. Nella cucina faceva ancora più caldo e così Giulio si congedò salutando con garbo mentre ascoltava dalle finestre semiaperte le parole della mamma che si complimentava per il carattere gentile del ragazzo, aggiunse anche che forse non aveva molta voglia di lavorare, Nina taceva ma tra sé rivedeva tutto quello che era capitato in quel pomeriggio e il suo cuore gli parlava e gli raccontava altre parole più belle e ricche e pensava alle gocce d’oro appena mangiate, così succose da non scordarle più.

le prugne nere

Marmellata di frutta estiva, prugne, albicocche, pesche, fichi, more, pere: percentuale di frutta ben lavata e mondata e priva dei noccioli nel caso di prugne, albicocche, pesche, o dei torsoli nel caso delle pere, due parti di peso e una parte di zucchero, molto dipende dalla qualità della frutta così si regola come preferisce. l’importante è usare della frutta raccolta o comprata ma di ottima qualità altrimenti si è costretti a buttarla. Molti consigliano di mettere la frutta a bagno nel limone per una notte per evitare di farla imbrunire durante la cottura, mentre altri preferiscono cucinarla a fuoco dolce per un certo tempo ricordandosi di mescolarla spesso per non farla attaccare sul fondo della pentola, per ridurre il tempo di cottura si può frullare con il frullatore ad immersione.

Per vedere quando è pronta si prende una goccia di marmellata con il cucchiaino e la si fa scivolare sulla superficie di un piatto, se rimane in goccia allora vuol dire che è pronta. Un’altra proposta da prendere in considerazione è far la marmellata con lo zucchero di canna che ovviamente le conferirà un sapore diverso dal solito, con le ciliegie diventa molto più buona.

Oggi si fanno marmellate sia con frutta che con verdura, noi per descrivere questa articolo abbiamo voluto rimanere sul consueto di sicuro sono le confetture più facili e anche più buone, per questo tralascio ogni altro miscuglio possibile che a seconda della vostra fantasia potete sperimentare, l’importante è cuocere per bene la frutta, poi ancora calda invasarla in vasi non troppo grandi, mettere subito il coperchio e capovolgerli fino a quando si stemperano. Qualcuno procede ad una ulteriore sterilizzazione facendo bollire i vasetti per alcuni minuti. Poi vanno posti nello scaffale al buio e al fresco. Dopo un paio di mesi è pronta da mangiare, ma le marmellate sono molto più apprezzate nei mesi invernali quando abbiamo solo il ricordo della frutta staccata dagli alberi nei mesi estivi, inoltre sono ottimi ausili quando prepariamo le crostate alla frutta o nei dolci che le contengono come i rufioi.

Crostata con la marmellata: 300 gr. di farina (si può usare metà farina bianca e metà integrale, per chi preferisce fare un dolce più casereccio), 150 gr. di burro, 100 gr. di zucchero, 2 uova, 1 limone, 400 gr. di marmellata (se avete realizzato una marmellata troppo densa, per evitare di farla seccare durante la cottura si può diluire in un pentolino con due cucchiai di vino bianco), fagioli secchi, sale.

Disporre la farina a fontana sul piano di lavoro, versare al centro il burro ammorbidito leggermente e a pezzetti, la scorza grattugiata di un limone, i tuorli e la presa di sale, impastare il tutto per bene con le dita in modo da non scaldare troppo la pasta e poi fare una pallottola, rivestitela con della carta di alluminio e mettetela in frigo per 30 minuti. Scaldare il forno alla temperatura di 180° e poi passato il tempo di riposo della pasta prendere i due terzi e sopra il tavolo infarinato stendetela fino a formare una sfoglia di mezzo centimetro, foderate una teglia di 30 cm di diametro, bucherellatela con una forchetta, copritela con della carta di alluminio e metteteci sopra i fagioli secchi. Infornare la teglia per 20 minuti, sfornare, eliminare i fagioli e la carta e disporre la marmellata in modo uniforme, con la pasta rimasta fate delle striscioline che poi vanno disposte sopra la marmellata in modo da formare una grata, rimettere la teglia in forno per altri 15 minuti, se necessario ridurre la temperatura. Sfornare e aspettare che si stemperi per trasferirla sopra un piatto di portata, servire in tavola come dolce di fine pasto o come merenda pomeridiana seduti al fresco del “brolo” giardino di casa, assieme ad un calice di vino Fiori d’arancio dei Colli Euganei, Moscato, o altro vino dolce ma necessariamente freschi, se la stagione è questa, estiva, direi che non vanno bene i vini passiti perché poi fanno sudare però sarebbero molto ben graditi, vanno bene anche un buon tè aromatico al gelsomino o alla menta, sempre molto freschi.

All’ombra degli alberi rimanete alcuni attimi in silenzio ad ascoltare le cicale e pensate alle fiabe di Esopo così l’estate vi sembrerà non solo la stagione del caldo e della fatica per raggiungere le mete delle vacanze ma uno spazio che vi farà tornare a mente tutti gli amori passati.

L’episodio qui ricordato riguarda un’esperienza di un adolescente che oggi ha raggiunto l’età di 93 anni, ce l’ha ricordata ma saranno molti coloro che l’avranno vissuta quasi uguale. I nomi sono di fantasia e le foto più datate servono a rendere la storia più realistica nel loro contesto, vestiti pratici e leggeri perché quando fa caldo il corpo è bene lasciarlo respirare, si metteva addosso un semplice grembiule o una camicia con pantaloncini e null’altro. Infine un accenno sulle ricette che vengono dalle signore che volentieri ce le descrivono e per questo lasciamo spazio alle vostre sperimentazioni.

Le fotografie a colori sono di Paolo Nequinio così pure quella di inizio, mentre quella del pozzo appartiene alla collezione di Sofia Burattin di Correzzola, (PD).

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