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La ciclovia degli aviatori 1 tappa

La ciclovia degli aviatori 1 tappa

Da pochi giorni è terminata la settimana sostenibile, indetta in tutta l’Italia, ci ha dato lo spunto per modificare le nostre abitudini quotidiane adottando uno stile di vita diverso da quello imposto dal nostro tempo. Nei limiti delle nostre possibilità siamo stati invitati a risparmiare le risorse energetiche che abbiamo a disposizione usando per i nostri spostamenti altri mezzi più ecologici, come la bicicletta.

Le associazioni che hanno a cuore la salvaguardia del pianeta, ci consigliavano l’uso di questo mezzo ecologico utile per andare a scoprire le bellezze culturali della città usando le varie piste ciclo pedonali sia cittadine, che della periferia.

Una di queste piste molto praticata è la ciclabile regionale del Veneto contrassegnata dalla sigla I2 (sta per Ciclovia Itinerario 2). Parte da Padova sull’argine dello Scaricatore e prosegue sull’argine del canale Battaglia, verso sud, per strada si incontrano le località di Mandria, Due Carrare, Mezzavia, Battaglia Terme, Cagnola di Cartura, Bovolenta, Pontelongo, Correzzola, Ca’ Bianca, infine Chioggia, poi prosegue sugli stupendi litorali di Pellestrina, del Lido, infine dopo aver attraversato il bacino di san Marco a Venezia a bordo del ferry-boat, si arriva a Fusina, da qui si riprende un’altro argine del Naviglio Brenta e si corre verso Oriago, Mira, Dolo, Fiesso d’Artico, Stra, da qui si sale sull’argine del Piovego, si incontra Noventana, Noventa ed infine di nuovo Padova.

È un anello ricco di fascino che sarebbe molto bello poterlo fare almeno una volta nella vita; ci permette di ammirare innanzitutto le lussuose dimore signorili costruite lungo gli argini dei canali che stiamo percorrendo e ci basta sapere che sono state costruite dalle famiglie veneziane ai tempi della Serenissima poi anche conoscere quanto è successo nei luoghi della prima tratta di questo percorso, da Padova a Bovolenta, cioè le imprese dei primi pionieri dell’aviazione. All’inizio del secolo Novecento hanno sorvolato questi spazi con i primi aeromobili, dando inizio alla conquista del cielo perciò si passerà vicino a quei luoghi da dove hanno spiccato i primi voli, con rudimentali aeroplani, personaggi come Leonino da Zara a Bovolenta o Gabriele D’Annunzio con la sua squadriglia, prima di volare sopra Vienna dai prati del Castello di san Pelagio di Carrara san Giorgio (ora Due Carrare).

La sigla I2 assegnata a questa ciclabile anche se bisogna identificarla in tal modo per uniformarla a tutte quelle presenti nelle mappe d’Europa, è fin troppo sintetica e non è così esaustiva che ho pensato di intitolare un pezzo di questo percorso con un nome che la volorizzi meglio, visto che propone curiosità e luoghi stimolanti, monumenti, castelli, opifici, o la semplice campagna, ma così ricca di tanta storia e gloria.

Ho deciso di chiamarla la CICLOVIA DEGLI AVIATORI, perché ci fa rivivere avvenimenti di grande emozione come li hanno visti i pionieri del volo che con i loro aeromobili, tanti anni fa, hanno potuto ammirare, dal territorio molto diverso da quello attuale, che però lascia intatto tutto l’ardore di questi spericolati del volo.

Tiriamo fuori quindi le biciclette che usavano i nostri nonni, mettiamole in ordine e poi con l’abbigliamento che abbiamo visto in tante foto del tempo partiamo non dimenticando che dobbiamo portarci dietro delle provviste, mettendole su dei cestini in vimini rivestiti di stoffa a quadretti colorati.

Si parte dall’argine destro del Bacchiglione guardando di fronte a noi l’aeroporto Allegri (prima si chiamava Piazza d’Armi) ci torna utile sapere che Leonino da Zara è atterrato in questo posto nel 1909 durante uno dei suoi primi voli di ricognizione. Poi seguendo le indicazioni raggiungiamo il Bassanello, una località posta nell’immediata periferia sud di Padova e da qui prendiamo l’argine destro del canale di Battaglia fino al ponte di Mezzavia dove facciamo una prima deviazione per andare a visitare il MUSEO DELL’ARIA DELL’AVIAZIONE E DELLO SPAZIO (www.museodellaria.it), da dove è partita la squdriglia di aerei guidata da Gabriele D’Annunzio, nell’agosto del 1918, per scaricare su Vienna dei volantini che invitavano l’esercito austriaco alla resa, all’epoca contrapposto a quello italiano, firmata pochi mesi con l’armistizio stipulato a villa Giusti, un’altro bel luogo posto lungo questa ciclabile, pochi chilometri più a nord, appena fuori la città di Padova. Raggiunto perciò il Castello di san Pelagio possiamo visitare il suo museo dove sono descritte tutte le imprese dei pionieri del volo, le scoperte, i viaggi dell’uomo nei cieli e nello spazio, si può visitare anche il bel giardino ricco di molte varietà di rose e di cimeli dell’aviazione. Poi si riprende l’argine della nostra ciclabile fino al castello del Catajo (www.castellodelcatajo.it) a Battaglia Terme, molto bello da vedere con tempo e interesse, e dopo facciamo una deviazione attraversiamo la statale 16 Padana Inferiore, per sbirciare dentro a due rinomate cantine della zona LA MINCANA (www.lamincana.it) della famiglia Dal Martello e PIGOZZO (www.salvan.it) della famiglia Salvan, dove si possono degustare degli ottimi vini meglio se accompagnati da spuntini caserecci. Si riparte tornando indietro per giungere in piazzetta Ortazzi appena sotto agli edifici dei vecchi mulini dove si trova il MUSEO della NAVIGAZIONE utile per capire alcune notizie sull’attività fluviale del luogo, compreso il primo Novecento. Dopo questa pausa si raggiunge l’argine del Vigenzone quello di sinistra e pedalando in grande libertà e sicurezza si arriva ai due paesi di Carrara san Giorgio e Carrara santo Stefano, in questo si trova una importante chiesa romanica che per secoli è stata una Abbazia e dopo una breve visita si prosegue fino al piccolo borgo di Pontemanco, un luogo ridente, calmo, adatto ad una sosta per uno spuntino. Stendiamo sul muretto che fa da protezione al Biancolino una bella tovaglia dove poi vi appoggiamo, togliendoli dal cestino, i panini imbottiti di sopressa fresca, o di prosciutto crudo di Montagnana, o pancetta e anche quelli di coppa “ossocollo”, preparati in uno dei negozietti incontrati lungo il percorso, stappiamo una delle bottiglie di vino appena comprate in una delle cantine che si è visitato e ascoltando il borbottio del salto d’acqua creato per alimentare il vecchio mulino assaporiamo di gusto questa merenda. Il buon vino ci accompagnerà e farà da stimolo per scambiare le prime impressioni e dopo essersi ben rifocillati si può visitare (se è aperto) il piccolo oratorio dell’Annunciata adiacente alla villa veneziana di cui è parte. Merita una passeggiata la piccola piazzetta ornata di giardinetti, per distendere i muscoli e osservare il vecchio mulino (ora ristrutturato per poter ospitare il bel caffè ZIVAGHO), oltre alle due dimore di antica fabbrica.

Il mulino era uno dei più grandi della zona e nel massimo della sua produzione occupava fino ad ottanta persone, aveva sei ruote che lavoravano a ciclo continuo, macinava consistenti quantità di grano in estate e di granoturco in autunno, era sorto in un luogo tranquillo ma ben servito dal costante afflusso di acqua che vi scorre, anche se la concorrenza del mulino di Mezzavia ogni tanto ne minava la produttività. Dopo aver ripreso la corsa nella lussureggiante stradina dell’argine sinistro del Biancolino, fino alla “saraginesca”, dove l’acqua rilasciata ritorna sul Vigenzone, troviamo il vecchio porto dove per molti anni centinaia di barche ormeggiavano per portare le granaglie a macinare e sulla riva un via vai di carri e carrettieri faceva da spola tra il porto e il mulino di Pontemanco.

Fermiamoci pochi attimi ad immaginare la paura e lo stupore che hanno avuto questi lavoratori (correva l’anno 1909) quando hanno sentito, sopra alle loro teste, il rombo del motore di quello strano uccello di ferro che volava per aria, era l’aereomobile di Leonino da Zara.

Riprendiamo la strada per arrivare a Cagnola e dopo aver osservato, guardando verso sud, un triste esempio di architettura industriale, si tratta dell’ex zuccherificio Montesi, mezzo restaurato e mezzo abbandonato, allunghiamo il percorso per raggiungere la chiesa di Cartura e appena entrati volgiamo lo sguardo al soffitto dove possiamo ammirare l’affresco che raffigura Maria Assunta di Giandomenico Tiepolo, una pittura in tinte pastello molto bello, realizzato dal figlio di Gianbattista Tiepolo uno dei più grandi pittori di Venezia nei primi del Settecento.

Lasciamo Cartura anche se ci potrebbe offrire altre cose da vedere e riprendiamo la nostra corsa per ritrovare l’argine che avevamo lasciato poco prima, proseguiamo nel verso che fa la corrente d’acqua sull’argine sinistro del canale per raggiungere una deviazione a noi utile, via Beccara, questa incrocerà più avanti via Pratiarcati che cambierà nome in via Bersaglio. Qui si trovano due fontane, all’inizio una a pompa e l’altra a getto continuo, di acqua solforosa che la gente del posto considera molto salutare, proseguendo possiamo ammirare la spianata di campi chiamata i Pratiarcati e puntando lo sguardo verso nord sappiamo esisteva il campo di volo di Leonino da Zara. Un libro di recente pubblicazione descrive dettagliatamente molte delle imprese e delle avventure capitate in questi campi quando è nato il primo aerodromo privato d’Italia. Ci fermiamo, troviamo un posto tranquillo e tiriamo fuori dal cestino le provviste rimaste, anche i “zaeti” veneziani e poi stappiamo una bottiglia di Moscato e facciamo festa tingendo il fragrante biscotto dentro al vino e poi con la fantasia proviamo a librarci nell’aria fresca del pomeriggio, osservando il cielo terso e limpido che ci fa vedere in lontananza le cime delle montagne, Dolomiti comprese e anche se il rumore del motore è assordante e l’aria ci spettina i capelli proviamo a vedere il mondo dall’alto sapendo che è la prima volta e in assoluto. Un bel coraggio ha dimostrato il pioniere Leonino da Zara, ma anche tutti quelli che si sono cimentati nel far alzare da terra quello strano uccello di ferro con le ali di stoffa.

Qui termina la prima parte di questa piacevole passeggiata in bicicletta perché siamo arrivati a Bovolenta.

Le foto di questo articolo sono tutte della collezione di Paolo Nequinio.

 

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