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La nonna

La nonna

La nonna Luigia (le persone con confidenza la chiamavano Gigia o Gigetta) era una persona mite, buona e semplice, dai lunghi capelli crespi, raccolti sul capo dopo che si era fatta tante trecce e formavano una aureola che teneva salda conficcando tra esse delle lunghe forcine color marrone.

Si è occupata per molti anni della sua famiglia composta di sette figli allevati con grande forza e particolare affetto e anche di un negozio di generi alimentari, ma più che un negozio era un piccolo mercatino dove si trovavano anche altre cose oltre agli alimenti, ed era parte di una casa molto vecchia posta in un incrocio tra due strade, “crosara”, in un piccolo paese della bassa padovana, sul ciglio della strada principale e la casa e il negozio sembravano messi lì apposta per essere di aiuto alle famiglie d’intorno, e questa casa esiste ancora oggi.

Per tanti anni dentro a quel negozio c’era lei e qualche figlia che la aiutava sempre col suo sorriso e la sua voce gentile, che salutava ogni cliente che varcava la porta oppure arrivava poco dopo aver sentito il campanellino che suonava scostato dall’anta quando si apriva. Lei si muoveva con delicatezza dietro al piccolo banco quasi tutto occupato di vasi di vetro che contenevano dei prodotti da vendere, ascoltava con calma chi le ordinava qualcosa e poi lo serviva. Lei ha fatto questo lavoro per molti anni nella sua vita, credo sin quasi dall’inizio quando decise di fare una famiglia con mio nonno Giuseppe, anche lui se ne occupava ma preferiva dei lavori manuali piuttosto che quelli svolti nel negozio.

Purtroppo non ho ancora trovato nessuna parola scritta da lei e perciò non conosco la sua calligrafia, quindi mantengo finora solo il ricordo della sua figura, della sua bontà che manifestava a chiunque, sia alle persone simpatiche che antipatiche e quando c’erano le feste grandi, Natale e Pasqua e in l’estate, durante le vacanze, venivo accompagnato nella casa dei nonni e al momento di salutarci per il rientro, lei con atteggiamenti composti e attenti a non farsi scoprire dagli altri mi metteva nelle tasche del cappottino dei dolcetti, “sucareti”, raccomandandomi di non mangiarli subito perché sarebbero finiti presto.

Ricordo anche dei consigli detti da mia nonna e sono ancora vivi in me perché detti da una donna che aveva vissuto tanti momenti di difficoltà, sia per la guerra o perché le crisi economiche ci sono sempre state, inoltre avevano quell’aria di epistola tipica delle persone sagge, nati dalla somma di esperienza e religiosità tramandata oralmente e che faceva sempre molto effetto: ecco alcune delle sue frasi: “mangia tutto sai perché è tutto pagato”, “non gettare per terra il pane che Gesù è sceso dall’asino per raccogliere una briciola”, “dai che suona la campana che invita alla messa e cerca di sbrigarti ma fallo piano perché le cose fatte di fretta possono arrecare anche qualche errore” e così via.

La foto è parte dell’archivio di Emilio Nequinio

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