Una gita al mare
Alcuni giorni prima il papà ci aveva promesso che si sarebbe preso un giorno di ferie per portarci al mare e per mantenere la promessa aveva indicato il giorno della Madonna del Carmelo, il 16 luglio. Pensava di portarci con la sua bicicletta e diceva vedrete che pedalando con calma anche se le strade sono sassose, proprio come lo erano a quel tempo, vi porterò al mare. Era distante da casa una quindicina di chilometri.
Il mattino di quel giorno ci assalì la frenesia della partenza e seppure una mia sorella si mise a piangere perché era stata svegliata bruscamente, subito coccolata dalla mamma, tutti gli altri fratelli correvano per prepararsi. Lisa una ragazzina di 13 anni vicina di casa era stata invitata alla gita altrimenti qualcuno sarebbe dovuto rimanere a casa, perché sulla bicicletta di papà non ci si stava tutti comodi. La mamma aveva preparato tutto il necessario e l’aveva deposto in una capiente borsa di paglia e poi con calma i più piccoli sono stati aiutati a salire sulla bicicletta e Lisa metteva me e mia sorella sulla tavoletta della sua bicicletta che poi era quella della sua mamma. Legata la sporta sul manubrio con calma siamo partiti per la stradina che portava all’argine del fiume e poi pedalando spediti intonando ogni tanto una canzone ci siamo diretti verso il mare che abbiamo raggiunto dopo circa un paio d’ore di viaggio.
Subito individuato uno spiazzo sulla spiaggia abbiamo preso dei teli e stesi sulla sabbia, poi deposta la borsa che conteneva pure del cibo per la giornata, velocemente ci siamo tolti i vestitini e abbiamo cominciato a giocare sulla spiaggia. Sembrava di vivere in un sogno perché da alcuni giorni desideravo di poterci venire ma il lavoro dei campi e quello della corte impediva a tutti di portarci, alla fine e dopo varie insistenze eccoci ad ammirare il mare che scintillava in quella giornata d’estate. Abbiamo giocato tantissimo sia con la sabbia e sull’acqua cercando di fare quello che papà ci consigliava evitando di andare troppo avanti perché poteva essere pericoloso, anche Lisa si è divertita molto e pure ci aiutava ogni volta la chiamavamo in soccorso. Dopo un paio d’ore è arrivata la fame e allora il papà tirò fuori dalla sporta quello che la mamma aveva preparato per noi e con gustoso appetito abbiamo mangiato dei pezzi di pane e qualche fetta di salame, alcuni pezzi di formaggio piuttosto duro e anche delle buone albicocche. Ma si rese conto che quel pranzo non era poi così ricco e decise in accordo con Lisa che doveva tenerci d’occhio di allontanarsi qualche centinaio di metri perché aveva visto arrivare un venditore di angurie e ne prese una grande, grande e la portò dove stavamo realizzando il nostro castello di sabbia. La depose sul telo steso ed estratto dalla tasca il suo amato coltello cominciò a sezionarla in tanti piccoli pezzi che poi ci consegnava ad ognuno. Inizialmente sembrava priva di interesse quella fetta rosso carico che sventolava chiamandoci per nome ma poi appena succhiata la punta dell’anguria subito abbiamo smesso le nostre faccende e ci siamo avventati sulle fette desiderosi di dissetarci e rinfrescare la bocca con quella dolcezza zuccherina. Anche Lisa smise di accudirci per poter assaporare quella bontà e pure mio papà riuscì ad addentare una bella fetta lunga di anguria e mentre la mangiava cercava in qualche modo di convincerci che dovevamo prepararci per far ritorno a casa e dopo parecchie proteste quasi ci implorò e non ascoltato ci ha messo paura dicendo che ci avrebbe lasciati da soli sulla spiaggia.
Molto sconfortati abbiamo cominciato a sistemare le poche cose che avevamo portato con noi e piano piano dopo aver salutato il mare ci siamo incamminati per raggiungere la strada che ci avrebbe riportati a casa. Il ritorno è stato ricco di esclamazioni sulle cose vissute sulla spiaggia che a fatica si riusciva a tenere il filo del discorso, ogni tanto guardavo la faccia di mio papà e lo vedevo felice perché era riuscito a donarci una giornata divertente e diversa dalle solite. Lisa canticchiava una canzoncina che aveva imparato con le sue coetanee e senza rendersene conto abbiamo cominciato ad avvicinarci al paese e poi poco dopo abbiamo visto la nostra corte e sul cancello la mamma che ci aspettava, non si sa da quanto. Infatti il papà si infornò sul tempo trascorso ad attenderci ma lei con un insospettabile sorriso disse che si trovava sul cancello d’ingresso alla corte perché aveva salutato una sua conoscente passata di lì per portargli delle uova fresche. Con la dolcezza di sempre ci aiutò a scendere dalla bicicletta e strofinandoci la sabbia che era rimasta ancora attaccata alla nostra pelle ci abbraccio e ci baciò più volte.
Appena varcato l’uscio in fondo alla stanza ci aspettava una tinozza d’acqua pronta per farci un buon bagno e la tavola apparecchiata per tutti, anche Lisa venne invitata a fermarsi e dopo un salto a casa per avvisare del suo rientro si unì a noi per mangiare una buonissima frittata con cipolle che la mamma preparò in un attimo sulla cucina. Ormai il sole stava tramontando irradiando la sua luce dorata mentre noi subito dopo la cena siamo corsi nella corte ad organizzare gli ultimi giochi prima di coricarci nei nostri letti, stanchi morti, molto felici di quella giornata.
Questo è un racconto raccolto durante una delle mostre che il nostro gruppo culturale propone nelle sagre di paese e alle feste dedicate agli argomenti che trattiamo che sono i ricordi della nostra vita.
Le foto sono delle collezioni di L. Barolo, A. Pezzin, P. Nequinio.