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Il battesimo

Il battesimo

Nella storia delle famiglie di una volta festeggiare un battesimo non era una novità tutt’altro era una consuetudine perché i bambini nascevano anche uno o addirittura due in un anno e sempre portavano allegria e speranza perché seppure accolti in case umili che a volte era pure un casone col tetto di paglia comunque una nuova vita riusciva a dare vivacità alla famiglia. Come di consueto e seguendo la tradizione del tempo era sempre un parente diretto quello incaricato a portare la notizia della nuova nascita a tutti gli altri e non doveva necessariamente essere una donna che aveva altre faccende da seguire subito dopo ci si doveva recare al Comune per la registrazione nel libro dell’Anagrafe e come succedeva spesso se non c’erano i testimoni si recuperavano i soliti due che stazionavano sull’uscio in cambio poi di un compenso rilasciato dal padre del nascituro, contavano molto i due che lo accompagnavano perché dovevano testimoniare il vero anche se alle volte qualche grossolano errore si è sempre verificato, quando situazioni pericolose o avverse avevano impedito l’immediata registrazione (poteva essere una tormenta di neve o eventi bellici pericolosi per l’incolumità delle persone radunate nel Comune), così si ricordano persone come una zia che convinta di essere nata in un giorno poi nel registro venne iscritta con due giorni di ritardo.

cerimonia del battesimo in chiesa

Poi ci si recava dal parroco ad annunciare la nuova vita e si prendevano accordi per il battesimo da celebrare in chiesa, di solito non si badava ad un giorno particolare perché, una volta, secondo gli usi, si eseguiva la cerimonia al più presto per evitare il sopraggiungere di una grave condizioni di salute del nascituro e della sua morte prematura, per questo destinato a quel luogo dantesco chiamato “limbo” cioè dove andavano le persone non in grazia divina, con ancora impresso il “peccato originale” frutto della tradizione cattolica e una volta la mortalità infantile era frequente per cui immaginare un figlio non battezzato che andava proprio in quel luogo aumentava nelle famiglie il dispiacere.

Prendo spunti dal diario scritto da mio nonno: 1919. 30.12 martedì ore 5,30 (mattino) nascita Emilio.

1920.4.1 battizzo Emilio padrini Bruno ed Ester

1921.25.8 giovedì ore 23,10 nascita Antonietta presente al parto Celeste, Marampon Antonia e lo scrivente Giuseppe Nequinio.

1921.1.9 battizzo Antonietta (giovedì ore 6 pomeridiane) padrino Canova Adolfo presenti al battizzo levatrice Celestina e nipote, parroco e sagrista lire 8, zaghi lire 5, levatrice lire 7,5.

Quindi si organizzava una festa per riunire tutti i familiari e si svolgeva sempre in casa, mai si pensava di andare in un altro posto perché fuori luogo e per nulla conveniente, in tutte le case si trovava il necessario per festeggiare semplicemente ma di buon augurio per i nuovi genitori e per tutti gli invitati. Sulla base del numero degli ospiti si passava nel pollaio a scegliere i capi giusti, la gallina grassa, la faraona e l’oca di bell’aspetto, quindi si procedeva alla macellazione in base alle pietanze da preparare, gli animali si sezionavano perché alcune parti servivano per fare il risotto, “i fegatini”, le frattaglie, “i rovinassi” mentre le galline erano usate per fare il brodo, le faraone, i conigli, dei colombi, per farli arrosto, anatre e oche che riempivano per bene le teglie dovevano dare importanza al banchetto. Il lavoro non mancava e tutta l’organizzazione della cucina era in mano alle donne e non mancava un giro nella stalla per mungere il latte fresco da sbattere dentro al cilindro per fare il burro, o per generare la panna usata per la realizzazione dei dolci, o qualche altro prodotto caseario bollendo il latte dentro il pentolone di rame, “il caliero”, con l’aggiunta del caglio fino alla coagulazione, si rovesciava sulla tavola, “lo scagno”, si frazionava in piccole forme e così si realizzavano delle piccole porzioni di formaggio molle da portare in tavola, magari a fine pasto.

Se la stagione lo permetteva era norma fare un giro veloce nell’orto per raccogliere le primizie di stagione, e dal pollaio si raccoglievano le uova da usare in cucina su svariate ricette in special modo per preparare i dolci che a seconda del periodo prendevano nomi religiosi: il pane degli angeli, il dolce paradiso, la torta pasqualina, il natalin, la torta delle rose, il tortion o serpe di Mosè, infine di corsa a rovistare nelle credenze del tinello alla ricerca delle tovaglie più belle, abbinate ai tovaglioli, quelle coi ricami per intenderci e usate solo in tali circostanze, a spolverare dove non lo si faceva quasi mai, a lustrare i vetri delle stanze dove si sarebbe svolto il banchetto a pulire per bene tavoli e sedie ma anche soprammobili, quadri, vasi per i fiori.

festa con tutti i familiari dopo la cerimonia del battesimo

E non solo perché se ognuno aveva un compito nella zona pranzo anche la zona notte aveva bisogno di una riassettata per accogliere gli eventuali ospiti che dovevano alloggiare per qualche giorno, in tutto questo caos i bambini si sentivano degli esclusi e si dispiacevano anche se con il gioco potevano distrarsi da così intenso lavorio, volevano in qualche modo rendersi utili e qualche incarico lo guadagnavano ma subito esonerati visto che preferivano rimanere nel bel mezzo della confusione solo per poter affogare le dita dentro la crema pasticciera o rubare qualche biscotto da usare per il dolce o mangiare qualche cucchiaio di polenta appena rovesciata, così buona con la sopressa appena affettata e ben disposta nel vassoio di portata. Visto i risultati gli adulti li rispedivano nella corte e magari qualche zia si prodigava a farli giocare per tenerli lontani dai fornelli della cucina, che poi se disobbedivano non mancavano mai le sculacciate sul sedere che facevano calare le lacrime.Tutto doveva proseguire liscio e se qualcosa andava storto si ricorreva agli stratagemmi imparati dalla pratica che nessuno aveva insegnato per evitare le figuracce.

Anche perché una volta valeva molto l’esperienza che aiutava pure nelle difficoltà, perché non esistevano gli strumenti dei giorni nostri non c’erano bilance pesa ingredienti, pentole con il timer, nulla era creato con la tecnologia di oggi e contava la memoria tramandata di madre in figlia, basta ricordare che accendere il fuoco del focolare o della stufa a legna si seguivano dei rituali avvolti dal mistero, e dosare gli ingredienti da mescolare per realizzare le pietanze sembrava di assistere alla creazione di pozioni magiche e questa magia ancora oggi la ricordiamo con nostalgia e così confermiamo che una volta si mangiava meglio e tutto era più buono, anche se non sempre tutto filava secondo i propri desideri.

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