Solstizio d’estate
Mi ero svegliato molto presto quella mattina del solstizio d’estate perché intuivo il nascere di una giornata molto limpida e se mi sbrigavo potevo cogliere la luce migliore per le mie fotografie che dovevo fare nel bosco, un bel posto molto rigoglioso. Sono partito che stava albeggiando e mi sono diretto verso la macchia alberata che distava diversi minuti da casa ma ero sicuro che allo spuntare del sole potevo cogliere dei riflessi che in altre ore del giorno non si potevano ammirare ed infatti lo spettacolo che solo per poco avevo immaginato si dispiegò in tutto il suo splendore. Ho cominciato a fare alcune inquadrature finché lo sguardo venne attratto da una presenza che si poteva notare appena perché semi nascosta dalle fronde degli alberi che si alzavano alti intorno a me e con un certo timore ho deciso di avvicinarmi per poterla individuare con chiarezza. Era una giovane ragazza vestita con una camicia lunga fino alle ginocchia e sbottonata davanti.
Read MoreBeata ignoransa
“Beata ignoransa” oppure “beata ignoranza” molto spesso questa affermazione viene rivolta ad un giovane che vuole apparire sapiente e non lo è, ti racconta dei fatti che “no sta né in cieo, né in tera”, non trovano riscontro, perché non hanno la loro dovuta documentazione.
Alcuni anni fa ho letto un articolo di un giovane giornalista di un noto quotidiano locale che affermava con particolare disappunto che a Venezia esiste la Riva degli Schiavoni e altro non è che il luogo dove ormeggiavano le navi cariche di schiavi perché nella Repubblica di Venezia sin dai tempi della sua espansione territoriale, le navi che tornavano dai viaggi, portavano anche delle persone di quei luoghi e ridotti a schiavi da utilizzare nelle dimore che si stavano allestendo nella nascente e poi consolidata Repubblica Serenissima. Nulla di più sbagliato perché gli “schiavoni” altro non erano che i popoli della vicina Dalmazia, Illiria, Croazia, che data la loro origine slava, venivano chiamati dai veneti “s-ciavi” o anche “s-clavi” e alla fine “schiavoni”, uomini e donne che per vari motivi arrivavano a Venezia e qui occupati in varie mansioni, in altri articoli ho scritto il valore di alcuni slavi che hanno reso lustro a sé stessi e a Venezia dopo aver conseguito la laurea studiando all’Università di Padova. Quindi questa riva è stata così nominata perché le barche della “S-ciavonia” si fermavano e ripartivano con particolare frequenza. Poi per completare l’argomento bisogna dire che Venezia fino alla metà del Quattrocento non ha mai conquistato territori ma bensì li ha “legati a sé” e poi amministrati ed erano in prevalenza piccole cittadine lungo la costa Dalmata usati come porti di transito e di commercio per i suoi traffici, lo stesso discorso si equivale con le città italiane del salentino pugliese. Le cose cambiarono dalla metà del Quattrocento quando i veneziani occuparono le terre delle altre Signorie poste ai confini della Repubblica arrivando fino a Bergamo.
Read MoreRicordi e propositi
Lo spazio che ci siamo creati realizzando questo blog ha lo scopo di far rivivere alcuni ricordi che poi cerchiamo di approfondire, mescolandoli con delle ricette che sono frutto di antichi riti e tradizioni. A volte li abbiamo inseriti dentro a delle vicende storiche per dar loro importanza, così da non renderli delle novelle fantastiche. Sono diventati dei racconti e per questa ragione stimolanti, frutto di una nostra curiosità colta dai libri che abbiamo comprati o trovati in giro nei mercatini, dove anche ci troviamo le foto che poi mettiamo nella narrazione. Alla fine poi, questi racconti, ci indicano la via per scoprire alcune ricette che sono la gioia del convivio, quello stare insieme che fa bene alla vita.
Read MoreIl fuoco sotto la cenere
“Te si na bronsa querta”, sei una brace sotto la cenere, è una esclamazione tipica delle nostre parti, il Veneto, che ci vuol far capire due cose importanti, la prima è la capacità che ha la cenere di conservare vivo il fuoco, non a fiamma libera ma di non esaurirlo, tenere acceso quel tizzone che si sta consumando piano piano, il secondo sono le opportunità che ci vengono offerte al momento presente ma poi non sfruttiamo e poi le tiriamo fuori più tardi magari quando nessuno se lo aspetta, o è anche il carattere di una persona che sembra mite per natura, ma che si infiamma se viene stimolata da eventi che lo riguardano.
Read MoreGrazie EXPO
All’inizio c’è stata parecchia esitazione perché mancavano le condizioni per andare all’EXPO, poi le circostanze sono cambiate e così abbiamo potuto preparare e affrontare il viaggio. Lo abbiamo pensato come un pellegrinaggio delle emozioni e la prima scelta condivisa in pieno è stata quella di raggiungere Milano e poi il luogo dove si alloggiava percorrendo le strade con la segnaletica blu, le strade statali per capirci. Come dei moderni pellegrini pronti a raggiungere una località disponendo di una cartina stradale piuttosto datata, il senso di orientamento, dei consigli raccolti lungo il percorso e il tempo, da gestire senza particolari apprensioni. L’obbiettivo era quello di arrivare alla casa che ci ospitava, visitare l’EXPO e alla fine ritornare ai nostri paesi nel Veneto senza avere percorso le strade veloci, costruite per l’uomo che non ha mai tempo.
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