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La camera dei genitori

La camera dei genitori

La camera dei genitori è quel luogo che più di ogni altro ha alimentato la fantasia di noi piccoli, c’era il lettone grande che riusciva ad accogliere tutti, bastava stringersi, dove ti rifugiavi quando eri ammalato o avevi qualche tristezza e dove potevi piangere senza timore e la solitudine svaniva.

Quanti giorni di febbre o qualsiasi altra malattia, la varicella, la scarlattina, il morbillo o la periodica influenza, abbiamo smaltiti in questo angolo di quiete dove il timore svaniva perché eri avvolto da una forma di protezione, invisibile ma ben percepita. 

una camera matrimoniale esposta ad una fiera di paese, sotto al comodino il vaso da notte

Poi nella stanza c’era il comò con lo specchio grande dove si scoprivano pregi e difetti del proprio corpo perché ti vedevi per intero e dove provavi a fare le boccacce come gli attori prima di andare in scena, sul comò c’era sempre il cassetto chiuso a chiave perché raccoglieva le cose importanti da non toccare o disperdere, se si violavano le regole del segreto. Immaginavi che vi erano tenute nascoste le cose dei grandi che non volevano far conoscere ai piccoli, c’era conservata la collana bella della mamma o l’orologio d’oro del papà che infilavano quando c’erano le feste di famiglia importanti come le cerimonie o le feste del calendario più significative, Natale e Pasqua. Inoltre erano conservati i soldi da usare a seconda delle necessità, un piccolo gruzzolo di fogli di carta-moneta o di metallo di varie misure e importo. Ma non mancavano le lettere ricordo della corrispondenza che si doveva conservare, le cartoline spedite dal militare o le lettere intime dove dei pensieri liberi manifestavano l’affetto e la passione per una o l’altra persona, tra quelle dei nonni ho trovato la fitta corrispondenza con la figlia suora o quella dei parenti lontani, che vivevano fuori dal paese. Negli altri cassetti del comò si mettevano distese le stoffe pulite da usare per i cambi, le camice da notte, gli asciugamani di cotone, qualche maglia o camicetta e pochissime mutande o abbigliamento intimo, del resto si sa che in certi periodi dell’anno, in estate, non si usavano neppure le mutande di cotone, solo quando arrivava il ciclo mestruale o quando si intendeva coprire le parti intime del corpo. Tutto era riposto con cura e separato dalle stoffe della dote quasi sempre ricamata, con quelle altre usate più spesso; riparate e avvolte dall’intenso profumo di lavanda che le preservava dall’attacco delle tarme.

un angolo della camera matrimoniale proposta durante una fiera di paese

C’erano anche due comodini posti ai lati del letto con un piano più alto dove si posava il lume e in un angolo le immagini religiose dei santi che si veneravano mentre sotto dentro ad una porticina c’era il vaso dei bisogni, il vaso da notte perché nelle case di una volta non esisteva il gabinetto ed il cesso era fuori in una casupola posta vicino al letamaio con un foro sul pavimento dove si facevano cadere dentro cacca e pipì. Era la camera che conservava il cassetto delle fotografie, i libretti delle preghiere che la mamma prendeva quando cercava di insegnartene qualcuna e poi appena grandicello inginocchiato sulle assi di legno del pavimento e poggiando i gomiti sull’alto materasso ripetevi le Ave Marie del Rosario o le strane preghiere dai significati incomprensibili che solo più tardi ricordandole allora riuscivi a comprendere cosa avevi recitato quasi tutte le sere prima di addormentarti. In certi periodi della vita intuivi che ci avervi dormito, nella culla da neonato, una semplice cesta di vimini con dentro un piccolo materasso di lana e dei piccoli corredi per coprirti a seconda delle stagioni, poi c’era nell’altro angolo della stanza il catino con la brocca, un porta sapone di ferro smaltato, l’asciugamano di canapa o lino grezzo, portati in dote dopo le nozze.

due giovani sposi assaporano il loro letto dopo la cerimonia del matrimonio

La camera dei genitori era il luogo della vita sussurrata, dei dialoghi a bassa voce per non farsi sentire, dei progetti e delle paure perchè sono state molte le cose che si sono decise in quella stanza, decisioni a volte sofferte, con impegni spesso gravati dalle responsabilità se si decideva di separarsi dagli altri componenti della famiglia per iniziare una nuova avventura in una casa nuova dove tutto ricominciava da capo e tutto acquistava valore dalle capacità degli sposi nell’affrontare un nuovo futuro più indipendente dagli altri, seppure il trasloco consisteva di andare ad abitare nella nuova casa posta al lato opposto della corte.

il primo nudo integrale di un bambino fotografato sopra il lettone della camera matrimoniale

Ecco cosa ha scritto mio nonno Giuseppe nel suo “Diario”: 5 marzo 1913 mercoledì: acquistato due letti e così disposto le camere: Giuseppe Nequinio sopra cucina, Genitori stanza a mezzodì retro tinello, Sorella stanza sopra verso sera a destra scale.

1913. 26 marzo Mercoledì acquistato da Zago Pietro 2 letti di ciliegio e due buffetti per Giuseppe Nequinio e posti nella sua stanza sopra cucina.

Questi letti e buffetti (comodini) diventati centenari gli uso tuttora e assieme a loro ci sono: il comò con lo specchio grande fissato sopra e un armadio con una sola anta rivestita da uno specchio pure. Mobili resistenti che non sono stati assaliti dai parassiti per rovinarli se non nelle parti di legno diverso dal ciliegio come le stanghe interne dei letti fatte di noce e il retro degli altri mobili ai quali ho dato adeguato trattamento di protezione.

Le fotografie sono delle collezioni di Paolo Nequinio e Gilda Pettenello.

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