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La contrada

Un incrocio di strade molto spesso generava una contrada. Molto presto diventava un luogo di incontro ed era quasi automatico che subito si potevano insediare dei fabbricati che dovevano servire ai viaggiatori di quelle strade: la locanda con l’osteria, il maniscalco, il panificio se non addirittura il mulino ma questo solo dove si poteva fare. Poi in questi incroci sorgeva la chiesa e via via tutti gli altri fabbricati del borgo. Naturalmente senza tanti calcoli questi borghi di poche case nascevano dove il terreno era più favorevole, magari era un terreno più alto degli altri circostanti e così si evitava di essere sommersi dalle frequenti inondazioni. Nella contrada sono nate le ville peccato che i veneziani non seguivano le strade tracciate sin dai tempi dell’impero romano bensì seguivano il corso dei fiumi perché si spostavano esclusivamente con le gondole di tutte le forge o coi “bragozzi” da carico. Perciò scopriamo in Veneto che ci sono villaggi sorti in luoghi disparati ma ben serviti dai fiumi o canali circostanti. Le contrade che si sono arricchite di tante case poi sono diventate paesi o cittadine, magari seguendo la sola regola della speculazione edilizia col risultato che appena piove un po’ di più del solito si allagano facilmente e il disagio per chi ci abita è evidente.

Abbiamo ammirato per anni il lavoro svolto dai monaci per creare delle contrade dove fosse fiorente la vita e adesso vediamo che le stesse sono trasformate in paesi dove le regole sono state dimenticate per far posto a quartieri dove il cemento ha dissolto l’equilibrio prima raggiunto.