Pene, penoti e piume sul capel
P ene sta per penne tanto per non essere fraintesi e siccome scriviamo ricette le penne sono quelle che coprono il corpo della stragrande maggioranza degli uccelli, siano essi di cortile, palude o volatili in genere; i penoti sono le piume e sono quelle penne più piccole che aiutano a riscaldare il corpo dei pennuti, in special modo quelli che vivono a contatto con l’acqua, sempre fresca, almeno nelle stagioni fredde, tra questi si ricordano volentieri le oche, le anatre, le beccacce, che certe volte sono entrate a far parte della vita delle corti perché allevate volentieri assieme a pollame e conigli. Pene, penoti e piume sul capel è un modo di dire tipico del Veneto, viene detto in diverse circostanze ma tutte accomunate dall’ilare intento di burlare l’avventore che si dichiara di rango elevato, l’altezzoso viene così riportato alla realtà.
“Penoti” oltre ad essere le piume dei pennuti è quell’aspetto ruvido che notiamo nella nostra pelle quando abbiamo freddo, infatti si dice “go ea pee de oca”, “ho la pelle d’oca”, per affermare che sto provando freddo o che sono stato colto da una forte emozione. Con gli stessi “penoti” soprattutto quelli delle oche, diversi anni fa, si riempivano delle grandi sacche di stoffa, poi venivano cucite in grandi quadri per impedirne il disordine quando si spostava la sacca e sono nati così i piumoni che facevano e fanno tanto caldo sia nei letti che nei cappotti durante i periodi invernali. Ecco che ogni volta che si spiumava una oca si tenevano da parte le piume più piccole perché poi servivano a questo scopo.
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