Il tinello
Nelle case di una volta la porta d’ingresso si apriva sul tinello, una grande stanza della casa, dava sul cortile quasi sempre lastricato di pietra o di cotto sul lato esposto a mezzogiorno, cioè verso sud (siamo nell’emisfero boreale), il sole alto doveva entrare con tutta la sua luce per illuminarlo, facendo risaltare i mobili e i suppellettili, aveva al centro una tavola dagli angoli arrotondati, sopra di esso un bel vaso di ceramica o di maiolica un regalo arrivato da qualche componente della famiglia il vaso poteva essere anche di vetro o di cristallo, di solito pieno di fiori freschi ma anche artificiali, alle volte se trapassato di luce mostrava proiettato alle pareti l’arcobaleno. Attorno alla tavola delle sedie, eleganti e fatte di legno col sedile di “caresin”, una pianta lacustre che veniva tagliata essiccata e intrecciata dalle mani dei “caregheta” artigiani capaci.
In tinello c’era sempre una panca ricca di cuscini morbidi, di stoffa preziosa e ricamata imbottiti di piume d’oca e ricoperti di merletti di ottima fattura solo quasi sempre di un colore bianco “ecrù”. Mentre alle pareti erano appesi dei quadri a olio o delle fotografie di famiglia in formato grande, ben incorniciate, in un angolo vicino alle foto degli anziani c’era quasi sempre una piccola mensola con un lumicino e di fianco una immagine della Madonna o di Gesù o qualche santo venerato, spesso donata dal parroco in una delle sue visite di cura d’anime, semi nascosto in un angolo lo scrittoio con i cassetti pieni di carte ad uso del capo famiglia e posti sopra dei calamai ben sigillati e vicino una cannocchia con il pennino da usare quando si doveva scrivere.
Vicino ad esso una poltrona soffice, di stoffa grezza o di pelle (solo i benestanti la potevano avere di pelle) solitamente a due posti dove si vivevano i momenti romantici dei fidanzati o luogo prediletto del gatto di casa quando si arrotolava per dormire. Sul soffitto di travi di legno pendeva una lampada dalla fioca luce ma durante le feste di Natale si accendevano tutte le altre e si faceva la “festa granda”, quando non c’era la corrente elettrica allora si rischiarava con i lumi a petrolio e il fumo anneriva il soffitto.
Nelle grandi case il tinello aveva una seconda porta opposta all’altra, proiettata a nord e anche questa ben fatta, molto uguale all’altra e ti affacciavi sul “brolo”, un giardino ricco di siepi e alberi, grandi vasi di terracotta con dentro piante da fiore, aiuole coltivate e ben impostate che lasciavano spazio a dei vialetti di ghiaia che invitavano alla passeggiata, si poteva uscire o sul giardino o sull’aia e quando queste due porte erano aperte in estate lo arieggiavano e lo rinfrescavano con il giro d’aria. Se guardavi il pavimento potevi capire il tenore di vita dei proprietari escludiamo quello di terra battuta poteva essere fatto di cotto molto spesso consunto dal via vai degli abitanti dove si notavano delle piccole asperità, poi c’era quello più bello delle case signorili, il “pepe e sale”, una superficie di sassolini bianchi e neri uniti da un getto di malta poi battuti per bene ed infine levigati passandoci sopra una pietra abrasiva, dall’aspetto aristocratico e dalla luminosità unica, a volte nel tinello era sistemata una scala stretta e ripida che invitava le persone al piano superiore dove c’erano le stanze da letto, mentre in una parete era stato inserito un grande caminetto che serviva per riscaldarlo e dalla parte opposta un mobile con dei grandi cassettoni che conteneva le tovaglie di lino e i tovaglioli, delle posate e qualche altro utensile poi in un altro di questi cassetti c’era l’album o la scatoletta che conteneva le fotografie di famiglia, l’inizio della nostra storia, mentre sopra di esso dei soprammobili di ceramica o peltro, anche di vetro quando l’ospite aveva voluto fare un regalo importante.