Le vacanze estive, al mare
Le vacanze al mare le aspettavi con ansia durante tutta la primavera, le pensavi e le fantasticavi immaginando delle incredibili avventure da fare o inventare. Sarà stato il richiamo dell’acqua che piace a tutti, quando bagna la pelle, l’immergersi in essa per sentire la carezza delle onde, una sensazione strana, ma bella. Credo che il
mare è per tutti una attrattiva e un immenso piacere. E se all’inizio intimorisce mano a mano che si prende confidenza tutto diveniva scoperta di immenso benessere e poi la sabbia ma anche le amicizie del vicino ombrellone e così tra una esperienza e l’altra si rimaneva a giocare per lunghissimi periodi. Fino all’immancabile richiamo della mamma che se lo rendevi prolungato allora aveva un epilogo punitivo, poi comunque l’avventura ricominciava.
Il mare è libertà perché ti spogliavi dei vestiti e rimanevi in mutande o con un piccolo costumino di spugna colorata che si inzuppava d’acqua e diventava pesante e fastidioso. Ancora non c’erano quei tessuti moderni di elastene che appena fuori dall’acqua sono subito asciutti. L’aria che rinfrescava la pelle e il sole che la falcidiava con le scottature che poi il giorno successivo facevano un male intenso. L’ombra dell’ombrellone infatti non riusciva a contenere tutti e perciò qualcuno ne rimaneva scoperto e poi come si faceva a rimanere fermi per ore nello stesso posto, una cosa impossibile, peccato che poi se ne pagavano le conseguenze i giorni a venire con la comparsa delle inevitabili bolle causate dalle scottature. Il mare che si frequentava era quello della spiaggia di Sottomarina una località vicina a Chioggia e quando gli zii riuscirono ad affittare un appartamento al Lido degli Estensi allora con la scusa di andarli a trovare ci si spostava anche in questa spiaggia del ferrarese. Ricordo anche di una gita organizzata da uno zio che ci accompagnò alla spiaggia di Rosapineta quando ancora era un luogo selvaggio e quasi impraticabile a causa delle dune di sabbia formate dal riporto delle onde, infestate di alberi e ramaglie depositate sulla sabbia scaricate dalla furia delle onde. Si trova alle foci di due grandi fiumi italiani il Po a sud e l’Adige a nord ed è normale che si presentasse con un aspetto molto disordinato, proprio perché durante le tempeste questi fiumi trasportano al mare tonnellate di materiale che poi le onde depositano sulla spiaggia. E il suo aspetto selvatico rimase così fino a quando questa spiaggia iniziò ad essere frequentata con assiduità da frotte di pendolari alla ricerca di un luogo dove bagnarsi e prendere il sole con grande disinvoltura, così che le imprese immobiliari fiutarono la possibilità di far affari e riempirono la enorme pineta di villaggi di casupole destinate ai nuovi abitanti temporanei, che le occupavano nel periodo delle vacanze estive.
Altre volte sono andato sulla spiaggia del Lido di Venezia accompagnato da un amico e dai suoi familiari, che risiedevano a Venezia vicino a campo santo Stefano e seppur dovevi organizzarti per tempo per raggiungerla perché dovevi farti una bella camminata a piedi fino a Riva Sette martiri, vicino a piazza san Marco, dove prendevi la motonave che ti trasferiva al Lido. E arrivati qui e dopo una ulteriore passeggiata in cui facevi fatica a tenerti stretto il bastone dell’ombrellone e il secchiello coi giochi, giungevi alla spiaggia dove desideravi solo di rimpinguarti, dopo l’incredibile sforzo e non vedevi l’ora di addentare quel bel panino di crema di nocciole (la Nutella non esisteva ancora e lo dobbiamo alla Ferrero se adesso la crema di nocciole viene da tutti chiamata in questo modo) che lungo il tragitto ti aveva più volte movimentato i succhi dello stomaco a causa dell’intenso profumo che trasmetteva all’esterno che quasi forava l’involucro col quale era stato confezionato dal fornaio di campo Manin. Lo gustavi lentamente, ti riempivi le labbra di quel sapore dolce e unico, ti sporcavi anche, ma non c’era altro intorno a te, solo quell’incredibile filoncino di pane ben farcito, che poi ti obbligava ad aspettare le classiche tre ore per poter fare il bagno. Ecco senza dubbio questa è sempre stata per me l’esperienza di mare più esaltante, più straordinaria, più unica, che abbia mai fatto, sarà stato per le emozioni che vivevi tra le calli di Venezia o quando salivi nella motonave, sarà stato quell’onnipresente panino di crema di nocciole, fatto sta che nulla al mondo oggi riesce a ripagare tanta felicità.
Sulle vacanze fatte al mare si potrebbero raccontare una infinità di episodi ma mi voglio solo soffermare sul fatto che in questo contesto sono nate e si sono riforzate delle stupende amicizie che poi sono rimaste vive anche negli anni successivi. Alcuni si sono incontrati al mare e poi si sono sposati, altri sono rimasti legati per lunghi periodi della vita ed è forse per questo clima di libertà vera che ha aiutato a formare questi gruppi di amici. E quando si salutavano per ritornare alle proprie abitazioni e la nostalgia cominciava a riempire i giorni dell’autunno che sopraggiungeva e il ricordo diventava speranza per l’anno dopo, ecco che tutto questo è stata la miccia per far nascere quel conosciuto ritornello musicale “E quest’anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare” cantata dalla cantante Mina nell’estate del 1963.