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Il nonno

Il nonno

Mio nonno paterno si chiamava Giuseppe e quando ho cominciato ad occuparmi, in questo sito, di trascrivere o meglio riscrivere le nostre storie mi sono ritrovato in mano diversi appunti e addirittura una cronistoria della sua famiglia che poi sarebbe diventata anche parte della mia.

Ha scritto un diario che ha chiamato “Memorie”, dove annotava i fatti accaduti nella sua famiglia e non solo e lo ha fatto per molti anni, un modo per trasmettere ai figli le sue esperienze vissute da solo o anche con altri componenti della famiglia e questi appunti poco per volta li scopriremo perché sono l’espressione di un modo di vivere che noi adesso abbiamo proprio tralasciato, se non addirittura dimenticato.

I suoi figli hanno tutti imparato la lezione ed infatti hanno continuato a raccogliere documenti e fotografie che sono state quelle che ho trovato e che con grande entusiasmo sto cercando di trascrivere, è stato aprire quel “Cassetto dei ricordi” dove ho incontrato poi anche la vita di altre persone che renderanno ricco il sito che piano piano state leggendo. Alcuni di questi episodi sono così significanti perché stabiliscono l’inizio della storia che mi riguarda e se tradotti in immagini manifestano una tale dolcezza che faccio fatica a ripetere, come di consueto fanno altre persone, una volta si viveva male; una volta c’era tanta povertà e miseria; una volta non c’era niente e via con molti aggettivi pessimisti o ottimisti del tipo c’era più solidarietà ecc. Credo che una volta l’animo umano aveva le stesse pulsioni di oggi solo che vedeva con una prospettiva diversa perché le condizioni e la situazione era diversa, sicuramente la vera ricchezza comprendeva più alcune cose materiali come la casa o un lavoro onesto più che il denaro come siamo abituati oggi.

Un episodio che mi ha colpito è il fidanzamento con la mia nonna reso solenne da una richiesta formale: 22 giugno 1913: “Fatto domanda famiglia di Miglioranza per fidanzamento colla Gigetta”. Firma sintetica sotto e prosegue con un altro appunto: il 15 luglio Martedì mia gita a Chioggia: Visitato Resi, Olindo, Evelina, Oliade Berto sulla spiaggia. Indirizzato lettera alla Gigetta, firmato Beppe. Il 14 maggio 1914 scrive “Giovedì mattino raggiunta a Salboro Gigetta e poi a Padova colla Giuseppina; acquisto anello (di fidanzamento, credo) da Bergamo Lire 140, poi altre parole di difficile descrizione. Quindi la foto che è stata messa sopra in evidenza che doveva testimoniare questo momento, una foto realizzata da un fotografo qualificato e poi, come si faceva di consueto, scambiato con quella della fidanzata Luigia in modo da tenere sempre vivo il ricordo ed il legame che li avrebbe uniti, pure anche più intimamente come promessi sposi.

questa è la foto di mio nonno dopo il matrimonio con la nonna Luigia Miglioranza da lui chiamata Gigetta

Ricordo il suo carattere austero tipico del “capofamiglia” la determinazione e lo spirito combattivo, aveva lottato molto per vivere, lavorando intensamente per sostenere la famiglia cresciuta anno per anno con la nascita dei figli e accudendo anche persone care, ammalate o divenute anziane, il padre Antonio prima di tutti colpito da paralisi e quindi rimasto infermo per anni nel letto di casa; pochi potevano avere accesso alle cure ospedaliere in quegli anni del primo Novecento, poi spirato un giorno d’agosto del 1914. Prima della tumulazione mio nonno decise di mettere dentro la cassa un suo biglietto messo dentro una bottiglia di Virgigliana e poi chiusa con la cera lacca: singolare l’epitaffio inserito dentro: Nequinio Antonio degli Esposti (Istituto Infanzia Abbandonata) nato il 10 gennaio 1840 passato a Ronchi di Casalserugo (Padova) presso Pengo Sante che allevò come figlio, fu agricoltore laborioso, indefesso, colpito da paralisi nel dì 7 ottobre 1911 ricade nel giovedì 22 dicembre 1912, di questa ricaduta più non si riebbe. Ne ebbe di successive, la fatale quella del 15 luglio 1914. Giovedì 20 agosto prime ore notte ricaduta convulsiva seguì agonia. Spirò venerdì 21 agosto ore 1.20 presenti mamma, sorella Virginia, Giuditta, Teresa, cognato Alessandro, nipote Adolfo, zio Valentino e suo figlio Angelo e Pegoraro Emilio. Nel dì successivo alla morte di Pio X Romano Pontefice. Unisco una moneta di nichelio di 5 pfennin, Deutsck as Reige 1874 e una medaglia di sant’Antonio da Padova consegnata da Gigetta (erano fidanzati) comprata nella nostra andata del 14 maggio 1914.

Niente male questo appunto o come lo si chiama oggi “post” inserito nel “blog” di famiglia, si può dedurre, leggendo quanto scritto su mio bisnonno, che è un agricoltore laborioso, padre di quattro figli, un solo maschio, mio nonno Giuseppe, che avvia ad una scolarizzazione superiore, sapeva scrivere bene e con calligrafia leggibile, il “libro di Memorie” lo dimostra e se sappiamo com’era la norma di quel tempo con i ragazzi e i giovani senza alcuna scolarizzazione allora si può intuire che mio nonno era più avvantaggiato di altri. E niente male la descrizione chiara di come ha vissuto suo padre malato, gli ultimi due anni e mezzo della sua vita che poi è tutto quello che sappiamo di lui.

Le foto sono prese dall’archivio di Emilio Nequinio

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