Far fiò
Far fiò” deriva sicuramente da “filare”, la tipica occupazione delle donne quando trasformavano la materia grezza come la lana, il cotone e realizzavano il filato da adoperare per creare tessuti e poi capi da indossare, ma si può anche tradurre dalla parola greca “filè” che vuol dire “stare assieme, in compagnia” come tutte quelle serate vissute nelle stalle quando nelle case di una volta non c’era riscaldamento e neppure la corrente elettrica.
Molto tempo fa, le genti della campagna, durante i freddi e rigidi inverni, usavano ritrovarsi assieme nella stalla degli animali, bovini, asini, cavalli, capre, pecore, galline e qui riuniti si raccontavano delle storie, si comunicavano le notizie, si passavano le novità e chi ne era capace leggeva ad alta voce il giornale, qualche vecchio libro, narrava favole, cantilene, preghiere, altri momenti erano dedicati al gioco, alla filatura, al rammendo, al cucito al ricamo. Questi incontri, in genere, iniziavano alla fine dell’autunno, a novembre e duravano fino a primavera inoltrata, la fine di marzo.
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