Solstizio d’estate
Mi ero svegliato molto presto quella mattina del solstizio d’estate perché intuivo il nascere di una giornata molto limpida e se mi sbrigavo potevo cogliere la luce migliore per le mie fotografie che dovevo fare nel bosco, un bel posto molto rigoglioso. Sono partito che stava albeggiando e mi sono diretto verso la macchia alberata che distava diversi minuti da casa ma ero sicuro che allo spuntare del sole potevo cogliere dei riflessi che in altre ore del giorno non si potevano ammirare ed infatti lo spettacolo che solo per poco avevo immaginato si dispiegò in tutto il suo splendore. Ho cominciato a fare alcune inquadrature finché lo sguardo venne attratto da una presenza che si poteva notare appena perché semi nascosta dalle fronde degli alberi che si alzavano alti intorno a me e con un certo timore ho deciso di avvicinarmi per poterla individuare con chiarezza. Era una giovane ragazza vestita con una camicia lunga fino alle ginocchia e sbottonata davanti.
Ogni tanto si chinava e accarezzava l’erba alta e poi le sue mani passavano sul corpo come a depositare l’umida essenza che aveva raccolto sui palmi, mi colpì subito la sua purezza e il suo candore, ma allo stesso modo rimasi affascinato da quell’insolito rito che mai prima d’ora avevo visto fare da altri. Mentre la osservavo lei si accorse di me e accennò un sorriso, rimasi immobile ed estasiato poi ho risposto a mia volta con un timido saluto, ripresomi dallo stupore decisi di avvicinarmi per conoscerla e lentamente senza far troppo strepito forse per non intimorirla e farla scappare via la raggiunsi e quasi balbettando mi sono presentato. Lei fece lo stesso ma non ricordo più il suo nome, ricordo solo che abbiamo cominciato a parlare di alcune cose e poco dopo chiesi cosa stava facendo a quell’ora nel bosco da sola ed anche perché si passava le mani umide di rugiada sul suo corpo.
E fu così che potei conoscere uno dei riti che avevo solo sentito nominare da alcune donne anziane che me ne avevano parlato molto tempo addietro. Erano i giorni del “solstizio d’estate” ed erano giorni ricchi di influssi ancestrali, la natura vive alla sua massima energia e sia la terra che le piante sono animate da fluidi benefici, utili alla salute del corpo, infatti la ragazza si preoccupava della sua pelle e la voleva preservare bella, pulita e fresca cioè senza quelle brutte imperfezioni tipiche di quando comincia l’età dell’adolescenza. Aveva sentito dalla sua nonna ma anche dalla sua vicina che la rugiada veniva chiamata anche “lacrime di san Giovanni”, da un racconto antico, da una leggenda che narrava la disperazione di Erodiade che aveva spinto Salomè a chiedere la testa del Battista come regalo promesso dal re d’Israele, dopo il suo ballo. Poi arrivarono le lacrime di Erodiade assieme al suo rimorso come espiazione di tale efferato epilogo per la morte del giovane cugino di Gesù. Caddero copiose sulla terra per diventare un efficace balsamo sulle piante, sulle erbe, soprattutto quelle aromatiche che se raccolte in questo periodo tengono racchiuse tutte le loro virtù essenziali e sulle persone.
La ragazza continuava il suo racconto ma ormai non riuscivo più ad ascoltarla tanto ero ammaliato anch’io e poco dopo con un filo di voce le chiesi se mi faceva vedere come si svolgeva questa specie di rituale della bellezza così poco conosciuto e allora si chinò leggermente in modo da poter sfiorare con il palmo delle mani le foglioline di trifoglio che coprivano il terreno di quel bosco e poi denudata appena per pudore, si sfiorò le spalle e poi il collo, le braccia e il viso e rifece quei gesti per altre cinque o sei volte. La imitai anch’io e dopo aver tolto la camicia provai questa esperienza che mi lasciò sorpreso quando sentii inumidire la pelle di qualcosa che non era la solita pulizia mattutina eseguita sul lavandino o dopo una sudata che scrolli di dosso il sudore, sarà stata la circostanza ma pure tutto quel legame fatto di remote tradizioni che ha influito in modo positivo su tutta la mia giornata.
Molti anni dopo sono venuto a conoscere i benefici effetti che fa la “bava di lumaca” sulla pelle e così mi sono ricordato dell’esperienza fatta in quella estate assieme alla ragazza e forse riconducibile a questi miracolosi effetti. Infatti credo di aver capito che durante le notti d’estate le chiocciole fanno lunghe migrazioni sui prati per individuare il pascolo adatto per alimentarsi e lo fanno quando è appena caduta la rugiada che le aiuta a scivolare meglio e in questo modo possono percorrere dei lunghi spazi sull’erba, prima che il contadino con la falce durante il giorno arrivi a tagliarla per poi darla in pasto alle sue mucche. E sarà pure un sospetto ma quando esistevano dei bei prati destinati a foraggio ci abitavano anche delle colonie di chiocciole che migravano verso le siepi per ripararsi dalla calura estiva e queste riempivano l’erba di “bava” benefica che poi se sfiorata e depositata sulla propria pelle diventava un ausilio a mantenerla sana, esattamente come aveva fatto quella stupenda ragazza che ho incontrato quel giorno del “solstizio d’estate” di diverso tempo fa.
Le foto sono della collezione di Paolo Nequinio